Handmade Festival | Everest Magma
Handmade Festival è un festival gratuito di musica indipendente con concerti, bands live, djset in un posto spettacolare a Guastalla, Reggio Emilia. Cibo, drinks, cocktails, primi, grigliate, torte, banchetti tutto a prezzi democratici.
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Everest Magma

Il taglialegna psichedelico Rella si è messo a giocare con la macchinette. Il risultato è nevrotico e quasi ballabile ed esce per Boring Machines.

Serve che mi dilunghi su cos’è Boring Machines, quanta roba figa ha fatto uscire, quanto bene porti alla scena nostrana? No, dai. Lo sapete quasi meglio di noi. Nel 2014, la label di frate Onga ha spaccato tutto, e nel 2015 continua a spaccare, facendosi robuste passeggiate nelle lande della caciara sperimentale, occulta e meno occulta, coprendone molte diramazioni differenti, anche pubblicando deviazioni parallele di qualcuno che è già uscito su BM. È proprio questo il caso.

Rella, l’uomo dietro al progetto Everest Magma (e che vedete ritratto quassù mentre si droga con la luce), fa infatti parte degli Eternal Zio, una combriccola di fricchettoni accampati nell’hinterland milanese e dedita a uno space rock completamente free-form e spesso tendente alla dilatazione totale. Però ha anche già fatto uscire diverse cose da solo, sempre per Boring Machines, col soprannome di The Woodcutter. In quel caso la sua musica è folk, un po’ cantautorato primitivista e un po’ elettro-acustica elementale. Everest Magma non fa nè l’una né l’altra cosa: mollata la chitarra per qualche macchinetta scassata, un registratore a nastro e un paio di pedali, Rella ha dato alle stampe sei pezzi composti d’estate mentre tutti i suoi amici erano in vacanza e lui si rompeva le palle.

In effetti questi pezzi trasudano tutti uno scazzo che si trasforma in psichedelia intima: sono fatti di strati di rumore concreto ed effettacci dub che, a forza di avvitarsi su sé stessi si trasformano in proto-industriali da cameretta, in sovrapposizioni nervose di poliritmie rotte da micro-melodie furbe ma naif e da droni organici. Non arriva quasi mai a suonare distruttivo o troppo aggressivo, ma si porta via la coscienza in uno di quei percorsi ludici di alterazione minima e intuitiva in cui la paranoia quotidiana diventa un oggetto ritmico. Riesce persino a sfociare in un groove che qualche maniaco saprebbe ballare e/o suonare in undancefloor, non lontano da certe cose ben più incensate e firmate da gente come Helm, Basic House o Stefan Jaworzyn.